Gerusalemme – L’Organizzazione della Conferenza Islamica dichiara capitale palestinese l’Est della Città Santa ed esorta gli USA a ritirarsi dal processo di pace

Elaborazione da fonti: Al Jazeera, 13 December 2017; Daily Sabah, 13 December 2017

In una dichiarazione rilasciata mercoledì a seguito di un vertice straordinario a Istanbul, l’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) ha dichiarato Gerusalemme Est capitale della Palestina, ha respinto la posizione degli Stati Uniti come “pericolosa” e ha invitato la comunità internazionale a seguire le sue orme. L’organizzazione dei leader musulmani ha invitato tutti i Paesi a “riconoscere lo Stato di Palestina e Gerusalemme Est come capitale occupata”.

Al vertice hanno partecipato diversi Capi di Stato, tra cui il Presidente iraniano Ḥasan Ruhani [foto sopra], il Re di Giordania ʿAbdullāh II e il Presidente libanese Michel Aoun, che è Cristiano-maronita, così come anche gli Emiri del Qatar e del Kuwait e i Presidenti di Afghanistan e Indonesia.

Il 6 dicembre il Presidente Trump aveva annunciato che gli Stati Uniti riconoscono formalmente Gerusalemme come capitale di Israele e che inizieranno il processo di trasferimento della propria ambasciata in città, rompendo con decenni di politica statunitense. L’annuncio di Trump ha riscosso un diffuso rigetto e la condanna internazionale e ha scatenato un’ondata di proteste in tutto il mondo musulmano. La tensione è particolarmente montata nei Territori palestinesi. Le forze di sicurezza israeliane hanno finora ucciso due Palestinesi e ne hanno ferito diverse centinaia durante le manifestazioni contro la dichiarazione.

L’OIC, fondata nel 1969 e che si autodefinisce “la voce collettiva del mondo musulmano”, nella sua dichiarazione ha aggiunto che il gruppo di leader e rappresentanti di 57 Paesi musulmani rimane impegnato per una “pace giusta e completa basata sulla soluzione dei due Stati”. Ha inoltre invitato le Nazioni Unite a “porre fine all’occupazione israeliana” della Palestina e ha dichiarato l’Amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump responsabile per “tutte le conseguenze derivanti dal non ritrattare questa decisione illegale”. “Riteniamo che questa dichiarazione pericolosa, che mira a modificare lo status giuridico [della Città Santa, N.d.T.], è nullo e privo di qualsiasi legittimità”, ha detto l’organizzazione.

Dopo il summit, il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, il Presidente palestinese Maḥmud ‘Abbās e il saudita Yūsef bin Aḥmad al-Othaimin, Segretario Generale dell’OIC, hanno tenuto una conferenza stampa congiunta per annunciare i risultati del summit.

Al-Othaimin ha respinto la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele e ha esortato i leader musulmani a lavorare insieme per presentare una risposta unitaria. “L’OIC respinge e condanna la decisione americana … Questa è una violazione del diritto internazionale … è una provocazione ai sentimenti dei Musulmani nel mondo … Creerà una situazione di instabilità nella regione e nel mondo”, ha affermato.

Parlando prima di Othaimin, il Presidente palestinese ‘Abbās ha detto che la decisione viola il diritto internazionale e che gli Stati Uniti hanno “interdetto” se stessi dai futuri colloqui di pace israelo-palestinesi dopo aver dimostrato il loro “pregiudizio in favore di Israele”. “Non accetteremo alcun ruolo degli Stati Uniti nel processo di pace, hanno dimostrato il loro pieno pregiudizio a favore di Israele … Gerusalemme è e sarà sempre la capitale della Palestina”, ha affermato. “Faremo appello al Consiglio di Sicurezza dell’ONU perché annulli la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele”, ha aggiunto il Presidente ‘Abbās, osservando che tutti i 14 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU tranne gli Stati Uniti sostengono la posizione della Palestina.

I commenti sono interpretati come i più vigorosi finora pronunciati da ‘Abbās sulla questione.

Come ultimo leader a parlare, il Presidente turco Erdoğan [nella foto sotto mentre parla con il Re di Giordania ʿAbdullāh II] ha aspramente criticato gli Stati Uniti e Israele per le avventate decisioni che si collocano al di sopra della legge internazionale. “Credo che con questo storico summit abbiamo dimostrato al mondo che Gerusalemme non è abbandonata”, ha detto Erdoğan, che ha ringraziato tutti i leader per aver aderito alla convocazione in così poco tempo. “Penso che questo quadro di unità su Gerusalemme dovrebbe dare esempio, lezione e avvertimento a tutti”, ha aggiunto.

Turkey's president Recep Tayyip Erdoğan (right) speaks with Jordan's King Abdullah

Condannando le forze di sicurezza israeliane per la violenza contro i manifestanti, Erdoğan ha incalzato il Presidente Trump: “Sostieni questa Israele? Là c’è occupazione, tortura, terrore. Difendi questa Israele? Ma lo trovo normale, dal momento che Trump ha utilizzato la [stessa, N.d.T.] mentalità con i terroristi di YPG / PYD [il curdo-siriano PYD è il Partito dell’Unione Democratica e YPG la sua ala armata, N.d.T.] contro Daesh”. Ha poi nuovamente invitato tutti i Paesi che non lo abbiano ancora fatto a riconoscere lo Stato di Palestina con Gerusalemme come sua capitale.

Marwan Bishara, importante analista politico di Al Jazeera, ha affermato che il summit ha evidenziato che Palestinesi, Arabi e Musulmani continuano a impegnarsi per la pace. “Ora i Paesi musulmani, oltre a molti altri che sono alleati con la causa palestinese, riconosceranno Gerusalemme come capitale della Palestina … E quei Paesi islamici sono pronti a rompere le relazioni per punire ogni Paese che segua le orme degli Stati Uniti nel riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele”, ha detto.

Gerusalemme rimane al centro del conflitto israelo-palestinese, con i Palestinesi che sperano che Gerusalemme Est – occupata illegalmente da Israele dal 1967 – possa alla fine essere capitale di uno Stato palestinese, mentre Israele sostiene che Gerusalemme non possa essere divisa.

Secondo il comunicato finale del vertice di Istanbul, i membri dell’OIC hanno deciso di:

  1. “Rifiutare e condannare con la massima fermezza la decisione unilaterale da parte del Presidente degli Stati Uniti d’America, che riconosce al-Quds come cosiddetta capitale di Israele, la Potenza occupante; respingerla, in quanto nulla e non avvenuta legalmente, e considerarla un attacco ai diritti storici, legali, naturali e nazionali del popolo palestinese, un indebolimento intenzionale di tutti gli sforzi di pace, un impulso all’estremismo e al terrorismo e una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale; e invitare tutti gli Stati membri a dare alta priorità alla questione palestinese nei loro discorsi quotidiani e nell’agenda della politica estera, specialmente nei loro rapporti con le controparti in altre parti del mondo;
  2. Riaffermare la centralità della Causa Palestinese e di al-Quds ash-Sharīf [la denominazione islamica della Città Santa di Gerusalemme, N.d.T.] nei confronti della Umma musulmana; rinnovare il nostro sostegno di principio al popolo palestinese nella ricerca per ottenere i suoi diritti nazionali inalienabili, incluso il suo diritto all’autodeterminazione e l’istituzione dello Stato Palestinese indipendente e sovrano con i confini del 4 giugno 1967 e con al-Quds ash-Sharīf come sua capitale; affermare lo status di al-Quds ash-Sharīf nei cuori e nelle menti dei popoli musulmani e cristiani in tutto il mondo, perché ha la prima delle due qiblā [la direzione delle preghiere e della prosternazione, orientata verso Gerusalemme prima che venisse orientata verso Mecca, N.d.T.], la terza Santa Moschea [La Moschea al-Aqṣā, N.d.T.], dove il Profeta Muḥammad (la pace sia su di lui) ha iniziato il suo Miʿrāj (Ascesa al Cielo), e il luogo di nascita di Gesù Cristo (la pace sia su di lui); e prendere tutte le misure che possano riguardare il patrimonio storico, giuridico, religioso o lo status o la politica della Città di al-Quds ash-Sharīf;
  3. Riaffermare la nostra devozione alla pace giusta e globale basata sulla soluzione dei due Stati, con Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina, e coerente con i termini di riferimento riconosciuti a livello internazionale e con l’Iniziativa Araba di Pace del 2002 adottata come scelta strategica dal Vertice Islamico Straordinario della Città Santa della Mecca nel 2005; e chiedere alla comunità internazionale di agire in modo efficace e serio per realizzare questa soluzione;
  4. Riaffermare la nostra adesione a tutte le risoluzioni adottate dalle sessioni regolari e straordinarie del Vertice Islamico sulla Causa della Palestina e la città di al-Quds ash-Sharīf, in particolare del Vertice Straordinario di Jakarta, compresa l’affermazione che una pace sarà raggiunta solo ponendo fine all’occupazione e stabilendo lo Stato indipendente della Palestina che abbia piena sovranità sulla città di al-Quds ash-Sharīf come sua capitale eterna;
  5. Considerare che questa dichiarazione pericolosa che mira a modificare lo status giuridico della città di al-Quds ash-Sharīf è nulla e priva di qualsiasi legittimità, essendo una grave violazione del diritto internazionale, in particolare della Quarta Convenzione di Ginevra, e di tutte le pertinenti risoluzioni di legittimità internazionale, in particolare delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 478 (1980) e 2334 (2016), delle basi del processo di pace che stabiliscono lo status della città di al-Quds ash-Sharīf come questione finale, degli accordi sottoscritti e degli impegni assunti in tal senso dagli Stati Uniti d’America, che obbligano alla revoca immediata di questa decisione;
  6. Ritenere l’Amministrazione degli Stati Uniti pienamente responsabile per tutte le conseguenze derivanti dal non ritrattare questa decisione illegale; e considerarla come un annuncio di recesso dell’Amministrazione USA dal suo ruolo di garante della pace e della sua realizzazione tra tutti i soggetti interessati e un incoraggiamento a Israele, la Potenza occupante, a continuare la sua politica di colonialismo, insediamento, apartheid e pulizia etnica, che pratica nei Territori palestinesi occupati dal 1967 e nel cuore della città di al-Quds ash-Sharīf;
  7. Ringraziare le istituzioni regionali per la loro posizione favorevole allo Stato di Palestina e allo status di al-Quds; e incaricare il Segretariato Generale di mobilitare il sostegno alla causa della Palestina da parte di tutte le organizzazioni regionali;
  8. Dichiarare Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina e invitare tutti i Paesi a riconoscere lo Stato di Palestina e Gerusalemme Est come sua capitale occupata;
  9. Affermare il nostro continuo impegno a proteggere la città di al-Quds ash-Sharīf, il suo status storico, la sua missione culturale e il suo status giuridico, e ad adottare tutte le misure necessarie per porre fine alle violazioni commesse dalla brutale occupazione israeliana e da qualsiasi parte che sostenga questa occupazione e le sue politiche coloniali e razziste; e, a questo proposito, condannare il pieno e ingiustificato pregiudizio del Congresso degli Stati Uniti a favore delle politiche e delle pratiche imperialiste e razziste di Israele, la Potenza occupante;
  10. Accogliere con favore il consenso internazionale che respinge la dichiarazione dell’Amministrazione degli Stati Uniti, la quale viola tutte le risoluzioni di legittimità internazionale, [consenso, N.d.T.] dovuto alle gravi ripercussioni sulla sicurezza e la stabilità nella regione e nel mondo; e considerare questo consenso internazionale come un messaggio di forte sostegno per i diritti del popolo palestinese e la sua giusta causa e per il diritto alla sua terra, in particolare la città di al-Quds ash-Sharīf;
  11. Supportare tutte le misure legali e politiche a livello nazionale e internazionale che contribuiscano a preservare lo status storico e giuridico della Città di al-Quds ash-Sharīf; e sostenere lo Stato di Palestina nei suoi sforzi in tutte le sedi internazionali per consolidare la propria sovranità su al-Quds ash-Sharīf e sul Territorio palestinese occupato in generale;
  12. Invitare tutti gli Stati a continuare ad attuare pienamente la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 478 del 1980 e, a tal proposito, sollecitare tutti gli Stati a) ad astenersi dal sostenere la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come la cosiddetta capitale di Israele; b) a non spostare le loro missioni diplomatiche ad al-Quds ash-Sharīf;
  13. Chiedere al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di assumersi immediatamente le proprie responsabilità, riaffermando lo status giuridico della città di al-Quds ash-Sharīf e ponendo fine all’occupazione israeliana della terra dello Stato di Palestina al fine di garantire la protezione internazionale del popolo palestinese, e di attuare e rispettare tutte le sue risoluzioni sulla Causa Palestinese;
  14. Affermare la propria disponibilità a denunciare questa grave violazione davanti all’Assemblea Generale dell’ONU, nel caso in cui il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non dovesse agire in conformità con la risoluzione “Unirsi per la Pace” dell’Assemblea Generale ONU;
  15. Supportare nelle sedi internazionali la Causa della Palestina e di al-Quds ash-Sharīf come il problema principale, compreso il voto degli Stati Membri a favore delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, dell’Assemblea Generale, del Consiglio per i Diritti Umani, dell’UNESCO e di altre organizzazioni internazionali, esprimendo il loro rifiuto di qualsiasi azione contraria a questa posizione di principio, e ogni stato membro che assuma una posizione diversa sarà considerato come se avesse abbandonato l’unanimità islamica e dovrebbe quindi essere ritenuto responsabile;
  16. Invitare vivamente tutti gli Stati membri a sostenere Bayt Mal al-Quds ash-Sharīf, braccio esecutivo del Comitato al-Quds presieduto da Sua Maestà il Re Moḥammed VI del Marocco, al fine di aiutare la risolutezza degli abitanti di al-Quds;
  17. Esprimere un sostegno inequivocabile per la giusta lotta del popolo palestinese, la nostra condanna per gli attacchi israeliani alle proteste pacifiche del popolo palestinese contro la dichiarazione illegale dell’Amministrazione statunitense e la nostra piena solidarietà con il popolo palestinese in queste difficili circostanze che richiedono agli Stati membri e a tutte le forze amanti della pace di intervenire con urgenza, per evitare di adottare misure analoghe e per rispondere alle procedure imperialiste e razziste da parte di Israele, la Potenza occupante, verso la città di al-Quds ash-Sharīf;
  18. Affermare, inoltre, l’impegno a fornire le risorse materiali necessarie per sostenere la risolutezza del popolo palestinese all’interno del Territorio palestinese occupato, in particolare nella città di al-Quds ash-Sharīf, che continua a proteggere l’identità storica, di civiltà e giuridica della Città Santa;
  19. Esortare con forza tutti gli Stati membri, le agenzie specializzate e le organizzazioni non governative degli Stati membri a incrementare il loro contributo all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), in modo da alleviare le crisi finanziarie in corso, esacerbate dalla situazione umanitaria sul terreno, e a sostenere il prezioso lavoro dell’Agenzia nell’assistere i rifugiati palestinesi;
  20. Invitare gli Stati membri e gli organismi competenti dell’OIC a continuare a fornire tutte le forme di sostegno economico, sociale, tecnico e materiale e assistenza al popolo palestinese e allo Stato di Palestina, compresa la promozione e l’agevolazione degli scambi con la Palestina, elaborando programmi di sviluppo delle capacità e migliorando l’assistenza finanziaria ed economica per costruire un’economia nazionale palestinese forte e indipendente e per rafforzare lo sviluppo economico e sociale della Palestina, compresa la città di al-Quds ash-Sharīf, in quanto sua capitale;
  21. Invitare il Comitato Esecutivo e l’Ufficio di Presidenza dell’OIC e il Gruppo di Contatto Ministeriale su al-Quds ad agire rapidamente e comunicare con i governi dei Paesi del mondo e le organizzazioni internazionali per aumentare la consapevolezza sulla gravità di questo passo e sulle azioni dei Paesi musulmani a tale riguardo, e ad agire preventivamente in merito a eventuali conseguenze negative della dichiarazione dell’Amministrazione statunitense;
  22. Richiedere all’IDB [Banca Islamica per lo Sviluppo, N.d.T.] di sostenere gli sforzi di sviluppo economico e sociale ad al-Quds ash-Sharīf e in altri territori occupati attraverso il “Fondo di Solidarietà Islamico per lo Sviluppo”, dando priorità ai progetti della Palestina e formulando per loro meccanismi e procedure speciali e flessibili;
  23. Affermare la necessità di continuare a seguire gli sviluppi al riguardo e, conseguentemente, di adottare le misure necessarie”.
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