Sud Sudan – Le cause della crisi

di Kennedy Abwao, corrispondente PANA

Libera traduzione da: Afrique en ligne, 25/12/2013

 La frattura che si sta ampliando fra il Presidente del Sud Sudan, Salva Kiir (nella foto sopra), e il suo ex Vice Presidente, Riek Machar (sotto), all’origine della crisi militare e politica che attualmente attanaglia lo Stato più giovane del mondo, è il risultato di profonde divisioni sulla gestione dei rapporti tra Sudan e Sud Sudan.

L’ex Vice Presidente Machar, che ha rotto con la precedente ribellione guidata dal’Esercito / Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM / A), appoggerebbe la costruzione di uno Stato sud-sudanese più vicino al governo di Kharṭūm, di cui il Sud ha bisogno per esportare il suo petrolio. Ma il Presidente Kiir e la maggior parte dei suoi principali alleati politici in seno all’SPLM preferiscono stabilire relazioni a distanza con Kharṭūm, accusando Machar di lavorare per i propri interessi e contro quelli del popolo del Sud Sudan.

L’ex Presidente John Garang, morto nel 2005 in un incidente aereo poco dopo che il Sud Sudan aveva ottenuto uno status semiautonomo nel quadro dell’accordo di pace firmato lo stesso anno con il governo di Kharṭūm, credeva in un Sudan unito e si era opposto all’idea della separazione, nonostante l’opposizione degli alti dirigenti dell’SPLA. Mentre Garang combatteva contro quello che lui e i suoi alleati consideravano una “islamizzazione” dello Stato, in cui la linea di demarcazione tra religione e Stato è confusa, gli alti funzionari dell’SPLA complottavano per stabilire uno Stato indipendente.

Machar, un ingegnere formato in Gran Bretagna, si era unito alla lotta contro Kharṭūm nel 1983, ma l’aveva abbandonata nel 1991 per formare una fazione dell’SPLA, l’SPLM-Nāṣir. Questa fazione rapidamente attaccò le truppe dell’SPLA, causandogli pesanti perdite. Secondo alcuni, diversi dirigenti dell’SPLA nutrono sempre risentimento verso Machar per questi atti del passato.

Il Presidente Kiir ha espulso quest’ultimo dal partito al potere, dissolvendo il governo e mettendo così fine alle funzioni di Machar e di Pagan Amum, Segretario Generale del partito e già Capo negoziatore nelle trattative con il Sudan. Machar aveva in precedenza espresso il suo desiderio di correre contro Kiir alla Presidenza del partito nel 2015. Tuttavia, si teme che il Presidente in carica non sia pronto ad accettare una tale sfida.

Secondo gli analisti, il Presidente del giovane Stato si sta trasformando in un dittatore.

Durante gli ultimi combattimenti, la Guardia Presidenziale ha preso di mira la tribù Nuer nella capitale Djuba, dopo scambi di fuoco notturni verificati durante il Congresso del partito a Djuba. Il Presidente ha subito parlato di tentativo di golpe, ma per gli avversari il Presidente Kiir ha utilizzato questa parola per poter fermare il suo principale rivale, Machar.

Le forze fedeli a Machar, che è originario della tribù Nuer, hanno combattuto le truppe dell’SPLA, rivendicando la conquista di diverse città-chiave, compresa quella di Bor. Le persone evacuate dal Sud Sudan sin dai primi scontri segnalano una lotta di potere in seno al partito di governo. Domenica 22 le forze fedeli a Machar hanno detto di aver preso il controllo dello Stato di Unity e di una buona parte del territorio. Un’offensiva militare per riconquistare la città di Bor, nella Stato di Jonglei, non è riuscito.

Machar insiste per avviare colloqui di pace solo dopo il rilascio dei suoi principali alleati politici, tra cui Amum e l’ex Ministro degli Esteri Deng Alor, imprigionato a seguito dell’ultimo episodio di questa lotta per il potere.

Secondo alcuni resoconti, Machar sta per coalizzarsi con David Yau Yau, un capo ribelle dello Stato di Jonglei, per accentuare la pressione militare sul governo di Kiir. Ma il portavoce militare dell’SPLA ha negato l’eventualità di alleanza tra Machar e Yau Yau. L’emergere di nuovi leader ribelli nei diversi Stati del Sud Sudan è descritto dagli analisti come un riflesso dell’esistenza di profondi problemi politici in questo Paese.

Per l’ex Vice Presidente Machar, al cuore della crisi attuale, i problemi sono causati dall’assenza di partiti politici e dalle difficoltà di trasformare un movimento di guerriglia in un governo praticabile. I problemi politici sono stati aggravati dalle divisioni tribali. A Djuba i Dinka, la tribù dominante nella capitale, si oppongono al dislocamento interno dei Nuer, il cui potere economico cresce grazie ad una popolazione più istruita.

Il blogger e attivista sud-sudanese Tongun Lo Loyuong, da parte sua, ha criticato la crescente militarizzazione della crisi. Mentre viene evocata la presenza delle forze ugandesi, Loyuong ritiene che la decisione dello Stato di invitare l’esercito ugandese in Sud Sudan sia un errore di giudizio e che provocherà la rabbia dei soldati ammutinati.

Anche se gli attuali sforzi diplomatici, avviati dall’Autorità Inter-Governativa per lo Sviluppo (IGAD) per affrontare questa crisi, avesse successo, il Sud Sudan, che sta imboccando una via molto stretta tra guerra e pace, dovrà affrontare un futuro difficile, segnato da rivalità tribali sempre più profonde.

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