Hizbul Shabaab – Il jihādista americano Abū Manṣūr al-Amriki forse ucciso in Somalia

Elaborazione da fonte: Sudarsan Raghavan, in The Washington Post, September 12

Quando ‘Omar Shafīq Hammami (nella foto) aveva 20 anni, lasciò la nativa Alabama in cerca di motivazioni religiose. A 22 era in Somalia a combattere con gli Shabaab, una milizia legata ad al-Qā‘ida che cerca di rovesciare il governo somalo filo-occidentale e di creare un Califfato Islamico governato dalla Sharī’a. Aveva preso il nome di Abū Manṣūr al-Amriki ed era asceso al grado di Comandante, guadagnandosi un posto nella lista dell’FBI dei terroristi più ricercati e una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa. Era diventato il jihādista per eccellenza del 21° secolo, rapper in video di YouTube, aveva scritto un’autobiografia on-line e twittava i suoi pensieri e le sue esperienze.

Giovedì, a 29 anni, sembra che il suo viaggio finito. Secondo gli analisti di terrorismo e alcuni servizi giornalistici, Amriki – “l’americano” – pare sia stato colpito a morte in un villaggio somalo del sud in un attacco ordinato da alti dirigenti di Hizbul Shabaab. Aveva litigato con la milizia in una lunga e aspra lotta per motivi ideologici e di influenza. Con Amriki pare sia caduto un altro combattente straniero, ʾOsāma al-Britani, un cittadino britannico di origine pakistana. Per mesi Amriki aveva avvertito che i leaders di Hizbul Shabaab stavano cercando di ucciderlo. Nel mese di aprile aveva scritto su Twitter: “Il loro obiettivo è quello di ucciderci, indipendentemente dalla ragione”.

In precedenza, i rapporti della sua morte si erano dimostrati falsi e né il governo somalo né gli Shabaab avevano ammesso l’attacco. Ma questa volta gli analisti hanno detto che i rapporti appaiono credibili e l’agenzia di stampa Reuters e l’Associated Press hanno citato testimoni e membri di ash-Shabaab che ne confermavano la morte.

Amriki, figlio di padre musulmano di origine siriana e di madre battista di discendenza irlandese, era cresciuto a Daphne, in Alabama. In collegio aveva abbracciato una fazione ultraconservatrice dell’Islam e aveva poi sposato una canadese di origini somale. Nel 2006 abbandonò la moglie e la figlia neonata e si recò in Somalia per unirsi agli Shabaab. L’anno seguente era stato incriminato negli Stati Uniti con l’accusa di attività terroristiche ed era stato emesso un mandato federale per il suo arresto. A novembre era stato aggiunto alla lista dei terroristi dell’FBI. A marzo il Dipartimento di Stato aveva offerto una taglia di 5 milioni di dollari per informazioni che portassero alla sua cattura.

In Somalia Amriki aveva imparato a usare le armi e a parlare somalo, scalando rapidamente i ranghi degli Shabaab. Amriki ha svolto un ruolo ispiratore, apparendo in numerosi video di reclutamento pubblicati on-line. Ma l’anno scorso aveva avuto un litigio con alti dirigenti di Hizbul Shabaab sulla direzione della milizia, che nel frattempo aveva subito notevoli perdite per mano degli USA e delle forze dell’Unione africana, sostenuti dalle Nazioni Unite. Le tensioni erano cresciute tra i combattenti somali e stranieri.

In un video di marzo 2012 Amriki aveva accusato la leadership della milizia di cercare di assassinarlo per divergenze circa l’applicazione della legge islamica nelle zone sotto il suo controllo. Si era detto anche pubblicamente in disaccordo con il concentrarsi della milizia nel combattere solo in Somalia, piuttosto che a livello globale.

In un tweet di aprile scorso Amriki aveva detto di aver lasciato gli Shabaab perché prendevano di mira anche i Musulmani. Il 26 aprile aveva twittato che Mokhtar Abū Zubayr (anche noto come Aḥmed Abdi “Godane”), il leader degli Shabaab, stava inviando combattenti “da più direzioni” per ucciderlo: Abū Zubayr “è impazzito. Sta iniziando una guerra civile”.

In un’intervista telefonica al servizio somalo di Voice of America del 3 settembre scorso Amriki aveva ribadito di aver tagliato i legami con gli Shabaab ed aveva accusato Abū Zubayr di trasformare la milizia in un’organizzazione che opprime i Musulmani e di cercare di governare la Somalia ad ogni costo. Aveva aggiunto che era ancora considerato egli stesso un terrorista ed aveva respinto l’idea di parlare con funzionari degli Stati Uniti. E anche se aveva espresso nostalgia di casa, aveva escluso il ritorno in Alabama: “Questo non è sicuramente un’opzione, a meno che non sia in un sacco per cadaveri”.

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