Egitto – Cresce la pressione internazionale per l’omicidio Regeni

Venerdì scorso l’Italia ha richiamato il suo Ambasciatore in Egitto per consultazioni. Vergognoso silenzio da parte della Francia

Libera traduzione da: The New York Times

Le violazioni dei diritti umani in Egitto sotto il Presidente ʿAbd al-Fattāḥ as-Sīsī hanno raggiunto nuovi massimi storici, eppure i governi occidentali che commerciano con l’Egitto e lo armano hanno continuato a concludere affari come al solito, argomentando che la sicurezza regionale e gli interessi economici superano tutto. Ora, un’indagine in fase di stallo riguardo al rapimento e l’omicidio di uno studente italiano ha costretto almeno uno di questi Paesi, l’Italia, a riconsiderare i suoi rapporti. È tempo per le altre democrazie occidentali di riconsiderare i loro.

L’ impatto della repressione di Sīsī è, ovviamente, ricaduto sugli Egiziani, arrestati a migliaia, e molti dei quali torturati e uccisi. Tra le vittime, Giulio Regeni (nella foto sopra), un dottorando italiano all’Università di Cambridge, il cui corpo gravemente martoriato, che porta tutte le caratteristiche dei metodi usati dalle forze di sicurezza egiziane, è stato trovato lungo una strada il 3 febbraio, nove giorni dopo la sua misteriosa scomparsa da una strada del Cairo.

Come Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, l’Italia contava sull’Egitto per contribuire a fermare il diffondersi dello Stato Islamico e affrontare il caos in Libia. L’Italia è anche uno dei principali partner commerciali dell’Egitto. Ma l’indignazione dell’opinione pubblica in Italia per la morte di Regeni e un’indagine congiunta con le autorità egiziane che non sta andando da nessuna parte sta costringendo il governo del Primo Ministro Matteo Renzi ad agire. Venerdì scorso [8 aprile, N.d.T.] l’Italia ha richiamato il suo Ambasciatore in Egitto (nella foto sotto) per consultazioni in merito ai prossimi passi, dopo che l’indagine sulla morte di Regeni si è scontrata con menzogne e offuscamenti egiziani, tra cui le improponibili pretese che Regeni sia deceduto in un incidente stradale e, quando questo è venuto meno, che sia stato rapinato da una banda criminale.

L’Italia ha chiesto agli altri governi europei di esercitare pressioni sull’Egitto. Martedì scorso il governo britannico ha finalmente chiesto “un’indagine completa e trasparente” sull’omicidio Regeni, ma lo ha fatto solo dopo che una petizione firmata da più di 10.000 persone lo ha costretto a reagire. C’è stato un vergognoso silenzio da parte della Francia, il cui Presidente François Hollande andrà al Cairo lunedì per sottoscrivere un affare di 1,1 miliardi dollari per armamenti.

L’accordo sfiderebbe una risoluzione adottata lo scorso mese dal Parlamento Europeo, che chiede “il divieto in tutta l’U.E. di esportazione in Egitto di qualsiasi forma di attrezzature di sicurezza e di aiuto militare”, in risposta al “messaggio agghiacciante” della morte di Regeni in un “clima di impunità quasi totale”. È tempo di attuarla con l’azione. La risoluzione dell’U.E. fornisce una serie dettagliata di misure che i Paesi europei dovrebbero prendere. Un fallimento nel dare loro seguito non può che dare il via libera ad ulteriori brutalità da parte del regime di Sīsī.

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