Ḥūthi-Ḥizb Allāh – Perché gli Ḥūthi stanno imparando dalle strategie militari di Ḥizb Allāh

di Shane Farrell, political analyst based in Dubai

Libera traduzione da: Maha Hamdan, Intelligence Analyst at TheIntelligenceCommunity.com&Political Consultant@Anderson Consultant-Canada, October 24, 2014

Le similitudini tra l’ascesa degli Ḥūthi dello Yemen e quella di Ḥizb Allāh sono sorprendenti, ma le ambizioni territoriali degli Ḥūthi potrebbero rivelarsi la loro rovina.

Mentre lo Stato Islamico ha monopolizzato l’attenzione nella regione, nel mese scorso c’è stato un cambiamento epocale nel panorama politico dello Yemen, che avrà conseguenze di vasta portata non solo per lo Yemen, ma per l’intera regione e l’Occidente. Negli ultimi mesi gli Ḥūthi, un movimento politico armato insediato nel nord del Paese, hanno dilagato a sud verso la capitale Ṣan‘ā’, prendendo effettivo controllo della città il 21 settembre, dopo quattro giorni di scontri con le forze governative, e assicurandosi formali concessioni politiche attraverso un accordo di pace mediato dall’ONU con il Presidente dello Yemen.

Dall’accordo di settembre gli Ḥūthi hanno mantenuto una forte presenza armata nella capitale e hanno creato posti di blocco in tutta la città. Le loro forze militari potrebbero sostanzialmente estendere la loro influenza (ben al di là del potere concesso al gruppo dall’accordo di pace) al virtuale monopolio politico nella capitale, come l’ha presentata un diplomatico occidentale.

L’ascesa fulminea

La fulminea ascesa del gruppo, dalle modeste origini nei primi anni ’90 a quello che l’esperto di Yemen Gregory D. Johnsen chiama “quanto lo Yemen dispone di più simile ad un ago della bilancia”, è stata notevole, portando molti a chiedersi come sia stata possibile. I detrattori del gruppo – tra cui Washington e Riyāḍ – dicono che gli Ḥūthi sono finanziati, consigliati e armati dall’Iran, più o meno allo stesso modo in cui Tehrān sostiene Ḥizb Allāh, la milizia sciita libanese che è anche sospettata di aver dato in passato supporto diretto agli Ḥūthi.

In alcuni ambiti, tra cui quello del sostegno politico e mediatico, ci sono chiari legami tra i due. Ma le prove di collegamenti militari, che sia Tehrān sia gli Ḥūthi negano, sono piuttosto scarse e molti esperti ritengono che i rapporti sui legami con l’Iran siano sopravvalutati o frutto di un’accusa politicamente motivata da parte dei principali rivali regionali di Tehrān, compresi Washington e Riyāḍ, che sono a loro volta responsabili di aver sostenuto diversi leader politici yemeniti.

Ciò che è chiaro è che gli Ḥūthi sono una forza militare di grande esperienza, che è sopravvissuta a sei guerre con il governo centrale tra il 2004 e il 2010. Da allora hanno fatto progressi territoriali che hanno visto le loro ambizioni crescere assieme al loro arsenale militare, comprendente carri armati e enormi quantità di armi pesanti.

I loro seguaci sono Zayditi, che sono notevolmente diversi dalla scuola duodecimana dell’Islam sciita seguita da Ḥizb Allāh e dalle istituzioni iraniane. A differenza di Ḥizb Allāh, gli Ḥūthi negano di ricevere assistenza militare dall’Iran e di abbracciare il Velāyat-e faqih (la Tutela dei giuristi islamici), sostanzialmente negando di offrire fedeltà alla Guida Suprema dell’Iran.

Eppure, mentre ci sono chiare differenze politiche e ideologiche tra i due gruppi, sul piano strategico militare ci sono somiglianze notevoli. Scrivendo più di una settimana prima degli scontri di Ṣan‘ā’ che hanno preceduto l’accordo mediato dall’ONU, il dottor Nabeel A. Khoury, specialista di Medio Oriente e sicurezza nazionale presso il Chicago Council on Global Affairs, ha delineato numerose similitudini tra la strategia degli Ḥūthi in Yemen e le manovre politiche e militari di Ḥizb Allāh dal 2005, inquadrando entrambi gli sviluppi nella “guerra fredda in corso tra l’Arabia Saudita e l’Iran negli ultimi dieci anni”.

Fig. 100Anche sul piano tattico i commenti di Khoury erano soprattutto preveggenti, visto che la presa ḥūthi di Ṣan‘ā’ ha avuto numerose considerevoli somiglianze con gli eventi di Beirut del 2008, quando uomini armati di Ḥizb Allāh (il suo logo nella foto a lato, N.d.T.) presero il controllo di gran parte della capitale del Libano.

Entrambi gli incidenti sono iniziati nelle capitali, con le mobilitazioni politiche dei sostenitori delle rispettive opposizioni, che sono culminate nel conflitto.

Le battaglie di strada a Beirut e in altre aree del Libano, conosciute eufemisticamente come “eventi di maggio” del 2008, sono state il culmine di una crisi politica tra il governo, dominato dal sunnita Movimento del Futuro (Tayyār al-Mustaqbal di Hariri, n.d.T.), e gli Sciiti di Ḥizb Allāh. Dalla fine del 2006 i sostenitori di Ḥizb Allāh e dei suoi alleati svolgevano nel centro di Beirut numerose manifestazioni di piazza e sit-in anti-governativi, che perturbavano gravemente le operazioni commerciali in zone notoriamente roccaforti del Movimento del Futuro.

Il catalizzatore della violenza giunse nel maggio 2008, quando il governo cercò di sparare il Capo della sicurezza pro-Ḥizb Allāh all’aeroporto di Beirut e di smantellare le reti di comunicazione di Ḥizb Allāh, che funziona parallelamente alla rete di Stato e che il gruppo dice essere una parte essenziale del suo conflitto con Israele. In una settimana uomini armati di Ḥizb Allāh e dei suoi alleati invasero aree di Beirut Ovest, che furono difese da un ristretto numero di miliziani sunniti legati al Movimento del Futuro. A decine furono uccisi in scontri nella capitale e sulle montagne circostanti, prima che i leader rivali firmassero un accordo di pace in Qatar il 21 maggio 2008. L’accordo di Dōḥa, come si è saputo, ha dato all’opposizione libanese (di cui Ḥizb Allāh era un membro di spicco) il diritto di veto e ha portato ad una nuova legge che ha riformato i collegi elettorali a vantaggio dell’opposizione.

Il risentimento popolare

Allo stesso modo, la presa ḥūthi di Ṣan‘ā’ è iniziata come protesta popolare, poi sfociata in scontro militare. Gli Ḥūthi hanno usufruito del risentimento popolare verso il governo (un’istituzione denigrata per la cattiva amministrazione e la corruzione) per condurre una campagna di agitazioni civili e provocare il governo. Si noti che la rabbia verso il governo era particolarmente alta dopo la decisione di fine luglio di abolire i sussidi ai combustibili costosi, una misura di austerità particolarmente graffiante in un Paese dove la metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

Dal 4 agosto decine di migliaia di Yemeniti si sono unite alle proteste condotte dagli Ḥūthi per le strade di Ṣan‘ā’ (nella foto d’apertura una delle manifestazioni di quei giorni, N.d.T.), chiedendo non solo il ritorno dei sussidi per il carburante, ma anche la rimozione del governo. Con il passare delle settimane, i rapporti hanno fatto emergere Ḥūthi armati posizionati sui tetti vicino a Ministeri, mentre i manifestanti venivano incoraggiati. Il leader ḥūthi ‘Abdel Mālik al-Ḥūthi (nella foto sotto, N.d.T.) avvertiva ripetutamente il Presidente Hādī che il gruppo avrebbe “reagito” alla forza. Il 9 settembre la città tratteneva il respiro, dopo che le forze di sicurezza yemenite aprivano il fuoco sui manifestanti (che si erano radunati davanti all’ufficio del Primo Ministro), uccidendo sette sostenitori ḥūthi. Otto giorni dopo, gli Ḥūthi rispondevano con aspri scontri contro la Prima Divisione Corazzata, una componente del frammentato Esercito yemenita che è fedele al potente Generale `Alī Mohsen al-Ahmar, prima che il Presidente Hādī accettasse di rimuovere il suo Primo Ministro e firmasse l’accordo di pace mediato dall’ONU.

Le analogie tra i due casi non sono limitate alle strategie adottate dalle parti belligeranti. I numeri delle vittime di entrambe le battaglie sono stati relativamente bassi e i danni alle infrastrutture blandi in confronto ad altri conflitti urbani. In entrambi i casi, invece, il ruolo dell’Esercito è stato minimo: quello libanese è rimasto fuori dal conflitto di maggio 2008 per evitare una scissione delle istituzioni secondo linee settarie, come accaduto durante la guerra civile libanese. A Ṣan‘ā’ le battaglie si sono concentrate tra militanti ḥūthi e Prima Divisione Corazzata dell’Esercito, con gli altri reparti dell’Esercito incaricati di rimanere fuori dalla lotta. Il fatto che gran parte dell’Esercito non sia rimasto coinvolto nei combattimenti ha generato tutta una serie di accuse sulla probabilità che gli Ḥūthi fossero in combutta con varie potenze esterne e interne, compreso l’ex Presidente `Alī ‘Abdullāh Saleh.

Ma le ambizioni territoriali degli Ḥūthi non si sono fermate alla capitale e la scorsa settimana il gruppo ha preso parti del porto di Ḥudaida, sul Mar Rosso, e si è spinto dentro Ibb, una roccaforte del ramo yemenita di al-Qāʿida. I Paesi che vedono gli Ḥūthi come mandatari iraniani temono che il gruppo avanzi su Bāb al-Mandab, che dista solo 20 miglia da Djibouti, e potenzialmente minacci una delle rotte di navigazione più trafficate del mondo.

È ancora troppo presto per prevedere come gli eventi possano svilupparsi nello Yemen, ma gli Ḥūthi potrebbero scoprire come gli avanzamenti delle loro milizie possano essere un azzardo. Ḥizb Allāh ha abilmente spinto il governo libanese ad accettare un accordo di pace che ha garantito il proprio potere politico, evitando un’escalation che avrebbe potuto portare alla guerra civile. Gli Ḥūthi sarebbero saggi ad imparare dalle iniziative politiche di Ḥizb Allāh, come sembrano aver imparato dalle sue tattiche militari, se anche allo Yemen deve essere risparmiata un’altra guerra civile.

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