Ucraina-Russia – Negoziati a Gomel’: indignati pacifisti e fabbricanti d’armi

Ursula von der Leyen: “Per la prima volta, l’UE finanzierà l’acquisto e la consegna di armi ed equipaggiamenti a un paese sotto attacco”

di Glauco D’Agostino

“Abbiamo una guerra”. Avevano tirato un sospiro di sollievo pacifisti e fabbricanti d’armi con l’intervento russo in Ucraina. I primi, perché rischiavano di perdere il loro ruolo dopo l’ubriacatura anti-islamica; i secondi, per le nobili motivazioni della salvaguardia dell’occupazione nelle loro fabbriche. Dimenticavo i trafficanti d’armi, da non confondere con i fabbricanti, essendo i loro rapporti ben distinti da chi ha invece il beneplacito governativo.

Così, si è realizzata la concordanza tra pacifisti e guerrafondai che abbiamo sempre auspicato in nome della fratellanza. Non solo, ma in Italia, patria dei governi di unità nazionale, destra e sinistra, un tempo irriducibilmente in contrapposizione, ritrovano la serenità, che è un valore durante i tempi cupi del COVID. Unica eccezione, il piccolo Partito Comunista di Marco Rizzo, che si schiera con Putin. L’attuale Tsar al Cremlino è da tutti gli altri ritenuto un fascista, anzi un nazista da paragonare a Hitler. Ma Putin dice di entrare in Ucraina per combattere il neo-nazismo, che è un pericolo per gli Ucraini. Un bel problema per la sinistra. E un bel panorama propagandistico, che purtroppo sconfina nell’informazione giornalistica e nelle analisi politiche di coloro che se ne intendono.

Sempre in Italia, uno dei più noti oligarchi, notoriamente amico di Putin, si schiera con decisione per le sanzioni contro gli oligarchi, consapevole o meno di avallare un comportamento politico-economico che potrebbe costituire una prassi da estendere per rivendicazioni sociali anche altrove ad altri oligarchi. Il che potrebbe fare gola ai pacifisti o, per esempio, ai teorici della lotta di classe. Machiavellicamente corretto, ma un problema per il povero Presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale, come è noto, occupandosi di monete, ha difficoltà a comprendere i bizantinismi della politica.

Mario ha alle calcagna un’opposizione parlamentare agguerrita. Sull’Ucraina, naturalmente, l’opposizione si allinea, mica è così sprovveduta. La sua leader studia da Primo Ministro, perché i sondaggi la danno vincente alle elezioni politiche del prossimo anno. Così, lei, ritenuta affetta dal populismo putiniano dalle forze politiche di sinistra, le spiazza, si schiera contro Putin e salva il suo rapporto con il governo e, soprattutto, con gli Stati Uniti d’America. E poi, è Presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, la cui formazione più numerosa al Parlamento Europeo è quella polacca di Diritto e Giustizia di Jarosław Kaczyński, fratello del Presidente deceduto in un incidente aereo in Russia. Non so se mi spiego.

L’Unione Europa, braccio politico della NATO, da parte sua, non ha dubbi. La sua Presidente cristiano-democratica Ursula von der Leyen, nella sua determinazione sassone, è stata esplicita qualche ora fa e finalmente ammette: “Per la prima volta, l’UE finanzierà l’acquisto e la consegna di armi ed equipaggiamenti a un paese sotto attacco. Stiamo inoltre rafforzando le sanzioni contro il Cremlino”. Il socialista Josep Borrell i Fontelles, noto difensore del pluralismo secondo gli insegnamenti del socialismo reale, rincara la dose: “Bloccheremo i media russi nell’Unione Europea”. D’accordo, naturalmente, gli esponenti della libertà d’informazione postulata dai padri della democrazia liberale. Imporre il diritto dell’oligarchia dell’informazione. Sennò, che diritto sarebbe?

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