Repubblica Islamica dell’Iran – Appoggio alla Cina per la richiesta di indagare sulla “creazione e diffusione” del coronavirus da parte degli Stati Uniti

Washington sostiene che il coronavirus non salverà l’Iran dalle sanzioni USA

Il santuario di Fāṭima bint Mūsā a Qom

Islamic World Analyzes pubblica, come complemento all’articolo qui tradotto ma senza che questo coinvolga l’autore dello stesso, la dichiarazione che il Ministro degli Esteri iraniano Moḥammad Javad Zarif ha appena rilasciato sul suo account Twitter: “L’Amministrazione USA è allegramente orgogliosa di aver ucciso cittadini iraniani in vista del #Nowruz, il nostro nuovo anno. La Casa Bianca porta la sua «massima pressione» a un nuovo livello di disumanità con il suo totale disprezzo per la vita umana. L’Iran agli Stati Uniti: la vostra politica vivrà nell’infamia. Ma l’Iran non si spezzerà”.
In precedenza, Majid Takht-Ravanchi, Rappresentante permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite aveva dichiarato: “Nella situazione attuale e data la natura di questa malattia pandemica, la comunità internazionale deve chiedere agli Stati Uniti di revocare immediatamente tutte le sanzioni che ha illegalmente imposto all’Iran in modo da consentire all’Iran di contenere meglio il virus. Adesso è il momento di farlo” (IRNA).

Le foto sono una scelta di Islamic World Analyzes.

di Tom O’Connor*

Libera traduzione da: Newsweek, 3/18/20, 12:56 PM EDT

L’Iran ha appoggiato le richieste della Cina di indagare sulle affermazioni ancora infondate che gli Stati Uniti siano l’origine del nuovo coronavirus, mentre si è ampliato lo scaricabile internazionale su una pandemia che ha contagiato oltre 200.000 persone in tutto il mondo.

Mercoledì Ali Shamkhani, Segretario del Supremo Consiglio per la Sicurezza Nazionale iraniano, si è scagliato su Twitter contro quello che ha definito il “tipico modo” in cui alcuni funzionari USA hanno segnato la Cina e la sua città di Wŭhàn, nella provincia centrale di Húběi, come il luogo probabile dove è iniziato il morbo COVID-19 e hanno incolpato i governi di Pechino e Tehrān di non aver impedito la sua diffusione. Shamkhani ha sostenuto che questo è stato fatto da funzionari USA per “sfuggire alle responsabilità”.

“Invece di indirizzare false accuse contro la Cina e l’Iran, i funzionari USA dovrebbero rispondere alle richieste internazionali in merito al suo ruolo nel creare e diffondere il coronavirus e alla continuazione dei suoi crimini contro il popolo iraniano mantenendo in vigore le sanzioni economiche”, ha scritto l’importante funzionario iraniano.

La retorica di Shamkhani ha fatto eco a quella di Zhào Lìjiān, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, che giovedì ha dichiarato in un tweet che “potrebbe essere stato l’esercito degli Stati Uniti a portare l’epidemia a Wŭhàn”.

Il tweet ha accompagnato una clip in cui Robert Redfield, Direttore dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, ha riconosciuto durante una sessione del Comitato di Sorveglianza della Camera dei Rappresentanti che esiste la possibilità che le persone decedute negli Stati Uniti con diagnosi di influenza possano effettivamente essere state uccise da COVID-19 prima che si conoscesse la sua diffusione. Né il Comitato né l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno segnalato infezioni da COVID-19 negli Stati Uniti prima dell’epidemia di Wŭhàn.

L’OMS raccomanda che le nuove malattie infettive non siano associate a luoghi geografici; nomi di persone, specie / classe di animali o alimenti; riferimenti culturali, di popolazione, industriali o professionali o termini che incitino a indebita paura. La sua linea guida del 2015 cita il coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS) come un buon esempio di tali pratiche di denominazione e il coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) come uno cattivo.

Eppure, il Presidente Donald Trump ha attivamente cercato di rappresentare il COVID-19 come un morbo “straniero” e ha recentemente adottato il termine “virus cinese” nei suoi messaggi sui social media. Martedì scorso ha detto ai giornalisti di aver adottato quest’ultimo termine perché “non ho apprezzato il fatto che la Cina dicesse che glielo hanno dato i nostri militari”.

Trump ha respinto i rapporti secondo cui tale terminologia possa offendere gli Americani asiatici o metterli a rischio, dicendo in un’altra conferenza il giorno seguente che “probabilmente sarebbero d’accordo al 100 percento, viene dalla Cina”.

Altri parlamentari repubblicani, come il deputato della California Kevin McCarthy, il senatore Marsha Blackburn del Tennessee e il senatore Rick Scott della Florida, hanno adottato termini simili e controversi per descrivere il COVID-19. Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha usato il termine “virus Wuhan” per contrastare quella che ha definito una “campagna di disinformazione” da parte del governo iraniano per quanto riguarda l’origine della malattia.

“Invece di concentrarsi sui bisogni del popolo iraniano e accettare vere offerte di sostegno, alti funzionari iraniani hanno mentito per settimane sull’epidemia del virus Wuhan”, ha detto Pompeo durante una conferenza stampa martedì. “La leadership iraniana sta cercando di evitare la responsabilità della sua governance gravemente incompetente e mortale. Purtroppo, il popolo iraniano sopporta questo tipo di menzogne da 41 anni”.

“Conoscono la verità: il virus Wuhan è un killer e il regime iraniano è un complice”, ha aggiunto.

L’Amministrazione Trump ha anche accusato la Cina di aver tentato inizialmente di coprire l’estensione dell’epidemia, che presto ha prodotto nuovi focolai in Corea del Sud e Iran. Mentre l’Italia oggi ha i casi attivi e le morti maggiormente segnalate al di fuori della Cina, l’Iran si è sforzato di contenere un coronavirus che è riuscito a infettare e uccidere anche i funzionari d’élite del governo.

L’Iran ha fatto appello al Fondo Monetario Internazionale per finanziamenti d’emergenza di 5 miliardi di dollari che aiutino a gestire la sua crisi, mentre il Paese contesta le restrizioni economiche imposte dagli Stati Uniti stabilite da quando questi hanno lasciato l’accordo nucleare multilaterale del 2015. L’accordo ha visto Tehrān concordare di frenare le sue attività nucleari in cambio dell’alleggerimento delle sanzioni. Tuttavia, l’Amministrazione Trump ha lasciato l’accordo nel maggio 2018, sostenendo, in una mossa che ha intensificato le tensioni tra i due nemici, che non fosse andato abbastanza lontano da impedire il sostegno dell’Iran alle milizie straniere e il suo sviluppo di missili balistici.

“Le illegali sanzioni USA hanno prosciugato le risorse economiche dell’Iran, compromettendo [la] capacità di combattere il #COVID19”, ha twittato martedì scorso il [Ministro degli Esteri, N.d.T.] iraniano Moḥammad Javad Zarif . “Uccidono letteralmente innocenti. È immorale osservarle: farlo non ha mai salvato nessuno dalla futura ira americana. Aderite alla crescente campagna globale per ignorare le sanzioni USA contro l’Iran”.

Il giorno seguente, Abbas Mousavi, portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, ha criticato l’Arabia Saudita, il Bahrein, il Marocco e il governo in esilio dello Yemen per aver bloccato una dichiarazione congiunta del Movimento dei Paesi Non-allineati che si opponeva alle misure USA in corso contro l’Iran mentre affronta crescenti infezioni da COVID-19. La Cina, che è parte dell’accordo nucleare, ha spesso criticato le sanzioni USA contro l’Iran e ha intensificato l’assistenza umanitaria al Paese che affronta la pandemia di coronavirus.

“Il governo e il popolo iraniani sono in una fase cruciale nella lotta contro l’epidemia”, ha detto lunedì Geng Shuang, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, in un comunicato stampa. “Le continue sanzioni unilaterali, che violano con evidenza il diritto internazionale, le norme di base che regolano le relazioni internazionali e l’umanitarismo, in questo particolare momento non faranno altro che peggiorare le cose”.

“Hanno anche un forte impatto sulla risposta epidemica dell’Iran e sulla consegna di aiuti umanitari da parte delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni”, ha aggiunto Geng. “Esortiamo il Paese interessato a revocare immediatamente tali sanzioni all’Iran, a smettere di ostacolare gli sforzi dell’Iran contro l’epidemia ed evitare ulteriori danni all’economia dell’Iran e al sostentamento della popolazione”.

Manifestazione di fronte al Dipartimento del Tesoro a Washington, D.C.

Robert Destro, Vice Segretario per l’Ufficio per la Democrazia, i Diritti Umani e il Lavoro al Dipartimento di Stato, ha dichiarato la scorsa settimana che l’Amministrazione “cercherà di essere utile e di fornire assistenza” a Paesi come l’Iran, la Corea del Nord e la Cina. Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha sostenuto, tuttavia, che qualsiasi Paese che cerchi di sostenere la Repubblica Islamica dovrebbe prima considerare di chiedere il rilascio dei prigionieri politici.

“Ci siamo impegnati a fare tutto il possibile per fornire loro tutto ciò che l’America può offrire all’Iran. Spero che accetteranno quell’offerta”, [ha detto in, N.d.T.] conferenza stampa Pompeo martedì. “Questo solo contribuirà a far sì che l’Iran sia in grado di gestire questo problema posto al popolo iraniano. Spero che accettino questi sforzi umanitari, non solo i nostri, ma dei Paesi di tutto il mondo che vogliano aiutare il popolo iraniano a rimanere sano e mitigare il rischio che c’è”.

Martedì scorso, tuttavia, il massimo diplomatico degli Stati Uniti ha annunciato nuove sanzioni contro coloro che “hanno intrapreso attività che potrebbero consentire comportamenti violenti del regime iraniano”. Le designazioni sono state elencate mercoledì dal Dipartimento di Stato e comprendevano nove entità e tre persone di Iran, Cina e Sudafrica.

La mossa è arrivata anche mentre la violenza continua a scuotere l’Iraq, dove una coalizione guidata dagli Stati Uniti formata per combattere la linea dura sunnita del gruppo militante dello Stato Islamico (IS) ha sempre più affrontato le milizie musulmane sciite, alcune delle quali avevano stretti legami con l’Iran.

* Tom O’Connor è un importante scrittore di politica estera su Newsweek, dove si è specializzato in affari internazionali e conflitti in Medio Oriente, Corea del Nord e altre aree. In precedenza ha scritto per International Business Times, New York Post, Daily Star (Libano) e Staten Island Advance.

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