L’effetto a catena del doppio standard USA

Libera traduzione da: Mohammad S. Moussalli* per Arabian Gazette /

I contenuti di questo articolo, pur non riflettendo necessariamente l’impostazione culturale di questa pubblicazione, meritano attenzione per gli spunti di riflessione sulla situazione del Medio Oriente.

Per l’originale in Inglese: http://arabiangazette.com/ripple-effect-double-standard-20130803/?goback=%2Egde_4515640_member_263216428

Da secoli troviamo molti decisori, politici e analisti politici che considerano l’idea astratta di doppio standard come una scaltra arte politica. Semplicemente giustificano e identificano questo doppio gioco come un mezzo per il raggiungimento di obiettivi d’interesse. A parte le remote stigmatizzazioni di questo concetto, resta il fatto che il doppio standard è molto attivo nella pratica politica, anche se nascosto sotto il nome di “realpolitik”. In realtà, l’idea e la pratica si sono ampliate ad un ineguagliabile livello, cui è toccato il giudizio della maggior parte dei leaders politici del nostro tempo.

In genere, la politica è definita come l’arte o la scienza che coinvolge normative costituenti e politiche di governo di una nazione, elaborando la strategia di difesa contro il controllo o aggressioni straniere, la tutela dei diritti e della morale dei suoi cittadini e osservando i codici etici nazionali attraverso cui una nazione può funzionare e prosperare in modo sicuro.

Contrariamente a ciò, il codice del doppio standard – se ce n’è uno – consiste nell’applicazione di disegni impari e modalità diverse per gruppi diversi di persone, comunità o nazioni, indipendentemente da questioni etiche.

I fautori del codice del doppio standard considerano tale utilizzo il miglior atto concreto per preservare interesse nazionale e vantaggi collettivi, visto che i problemi nazionali dovrebbero avere la priorità su tutti gli altri obiettivi o nozioni, a prescindere da considerazioni morali. La maggior parte dei suoi sostenitori crede anche che essere giusti e quadrati possa smascherare le vulnerabilità, rivelare gli obiettivi e quindi pregiudicare il conseguimento dei risultati desiderati.

D’altra parte, i diritti umani e civili propugnano il rifiuto totale dell’idea, vista come una sorta di discriminazione e di atto camuffato per ingannare gli altri. I sostenitori di rapporti onesti e di uguaglianza credono che il doppio standard, la discriminazione, la segregazione, il razzismo, il settarismo e così via siano sempre stati un prodotto di una percezione al servizio di sé o di un altro. La maggior parte degli intellettuali crede anche che il doppio standard sul lungo periodo potrebbe svuotare la gente dei suoi valori morali e potrebbe affossare per decenni i principi nazionali di fondo dell’utente-nazione. Alcuni politici espliciti affermano che simile doppiezza politica non è riuscita a conseguire i suoi obiettivi dichiarati o non dichiarati, specialmente quando l’archivio di tali imprese è pieno di delusioni piuttosto che di successi.

Il loro richiamo primario in questione è circa la moralità e le conseguenze di rapporti fondati sul doppio standard. Si tratta di sapere se la gente del XXI secolo sia destinata a vivere con il presupposto di Niccolò Machiavelli “il fine giustifica i mezzi”, oppure no. Per esemplificare il problema, la questione è se sia moralmente accettato barare in un test in modo da conseguire la laurea o piuttosto essere onesti e portare a casa il risultato.

In realtà, la pratica del doppio standard si sta silenziosamente diffondendo qua e là ed è diventata una consueta applicazione politica di molti governi e organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite e il suo Consiglio di Sicurezza. Si manifesta molto spesso dove ci sono conflitti armati e guerre, dove ci sono tumulti e caos e, naturalmente, dove gli interessi nazionali e il flusso estero di risorse devono essere garantiti. Anche se è ufficialmente negato, la sua potente onnipresenza è facile da scoprire, specialmente nelle pratiche socio-politiche della maggior parte dei decisori degli Stati arabi, dei Paesi del Medio Oriente, l’Iran, la Turchia, la Cina, la Russia, gli Stati più influenti dell’UE, dell’ONU e, soprattutto, gli Stati Uniti dominanti.

Guidata dal governo statunitense, probabilmente il maestro del doppio standard, la maggior parte di quei governi e anche altri hanno spinto il mondo verso uno stato di sfiducia e di falsità, verso l’assenza di organismi internazionali sinceri mediatori e di lodevoli leaders mondiali, che possano ristabilire l’ordine regionale. In aggiunta, questa situazione caotica ha portato, assieme ad altre questioni, all’aumento del fanatismo religioso e del terrorismo, di stragi e barbarie e, ovviamente, a sempre più complicati conflitti regionali, per non parlare dell’insorgere di periodiche crisi economiche.

Per citare un caso in corso di sviluppo, la maggior parte degli analisti politici critica il modello di doppio standard dell’amministrazione Obama, dei suoi partner europei e dei subordinati arabi, nel trattare con vari gruppi islamici radicali. Questo, però, è perché arma o finanzia e sostiene alcuni fondamentalisti islamici (principalmente, i Fratelli Musulmani e le sue suddivisioni e derivati) per imporre un cambiamento di regime in Egitto e in Libia, per esempio. Considerando che la stessa amministrazione americana impone il divieto di ordini di materiale bellico e inibisce azioni diverse a tutte le nazioni, per minare altre fazioni radicali islamiche (anche se connesse con quelle di Egitto e Libia) e rovesciare il regime dispotico della Siria vecchio di 43 anni, senza discutere in questo momento il caso di Giordania, Marocco, Bahrein e Iraq.

Piaccia o no, anche se il ruolo degli Stati Uniti è ancora visto, più o meno, come il Paese più influente del nostro tempo, tuttavia sta perdendo slancio giorno dopo giorno. Basta guardare in che modo Russia, Corea del Nord e Iran, per esempio, sfidano apertamente il mondo libero e le Nazioni (dis)Unite, per rendersi conto quanto la condizione leader degli Stati Uniti stia degenerando gravemente. La maggior parte di questa caduta deriva dal fatto che gli ineguagliabili USA, che sono ampiamente accreditati di onorare i valori morali universali proclamati, stanno esaurendo la forza di volontà e la credibilità verso la difesa dei loro principi fondanti.

Purtroppo, il governo che Abraham Lincoln ha identificato come “il governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non potrà scomparire dalla Terra” è ora ridefinito per diventare il governo degli interessi materiali, da parte di gruppi di interesse, per i politici di Washington . È abbastanza difficile credere che il Paese più potente della Terra, che ha combattuto e vinto due guerre mondiali per liberare l’Europa e il mondo dal nazismo, dal fascismo e da altre dottrine tiranniche sia ora infastidito di promuovere la democrazia e fermare il massacro del XXI secolo in Siria.

A questo proposito, è molto indicativo ribadire la sapienza di Tomas Jefferson: “Gli uomini timidi preferiscono la calma del dispotismo al mare tempestoso della libertà”.

A tutti gli effetti, sarebbe molto consequenziale rassicurare subito tutte le nazioni in via di sviluppo, soprattutto quelle del Medio Oriente, che la politica estera degli Stati Uniti non è adattata o manipolata contro la volontà del popolo di rimuovere i dittatori, o poco incline a rimanere fortemente coinvolta nella fucina di libertà e democrazia del Medio Oriente.

Con ogni probabilità, se il Presidente Obama vuole mantenere la sua sconnessa politica in Medio Oriente, gli Stati Uniti perderanno in breve tempo l’ultima possibilità di mantenere la propria influenza e interessi in questa regione strategica. Allo stesso modo, il mondo libero e il mondo della libertà mancheranno una rara occasione per aiutare la democrazia a fiorire in Medio Oriente e Nord Africa.

Una visione ravvicinata di come la giunta militare dominante in Egitto e il regime siriano stanno furiosamente contrastando l’amministrazione USA, con la forte ricomparsa e interferenza dell’orso russo e dei Mullah iraniani nella regione, dovrebbe servire come buon esempio di ciò che potrebbe accadere in futuro.

Ogni ulteriore mancanza intenzionale da parte dell’amministrazione USA di interrompere il suo attuale approccio di doppio standard in Medio Oriente e, quindi, di prendere le parti della popolazione, che sta morendo per realizzare il cambiamento, creerà una catastrofe devastante.

Con molte probabilità, l’unica alternativa è quella di stare fermi e guardare la destabilizzazione e la disintegrazione di tutta la regione, il diffondersi della paura e della sofferenza umana e, naturalmente, il declino del dominio politico USA. Tenendo presente che gli unici vincitori saranno coloro che non hanno nulla da perdere, principalmente i campi radicali e gli stati dispotici anti-occidentali.

Se è così, dite addio alla democrazia.

*Mohammad S. Moussalli è un noto scrittore libanese. Ha una rispettabile esperienza giornalistica come commentatore, con un rinomato quotidiano regionale in Inglese e ha una lunga lista di prestigiosi articoli pubblicati, per lo più incentrati su diritti umani, libertà civili, sviluppo socio-economico e questioni socio-politiche.

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