Egitto – Soluzione sud-americana: un colpo di stato militare sovverte le istituzioni democraticamente elette

Il Colonnello Generale ʿAbd al-Fattāḥ Ḫalīl as-Sīsī (nella foto ora ritirata), Comandante Supremo delle Forze Armate del Paese, estromette il legittimo Presidente Moḥamed Morsi, nomina Capo di Stato provvisorio ʿAdlī Maḥmūd Manṣūr, da due giorni Presidente della Suprema Corte Costituzionale, e sospende la Costituzione.

Notizie tratte da: al Jazeera, 03 Jul 2013, 22:31; BBC News US & Canada, 3 July 2013, 18:19 GMT; Eric W. Dolan, in The Row Story, Wednesday, July 3, 2013, 17:46 EDT; Il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2013

”Io sono il Presidente eletto dell’Egitto” ha detto Moḥamed Morsi in un video registrato diffuso mercoledì sera. Il Presidente ha “chiesto al popolo di difendere la legittimità” e ha  sollecitato “civili e militari a rispettare la legge e la Costituzione e a non accettare il golpe che riporta indietro l’Egitto”. Morsi ha invitato tutti a evitare spargimento di sangue.

Tra le voci favorevoli all’intervento dei militari e alla sospensione della democrazia, quelle del pacifista Muḥammad Muṣṭafā al-Barādʿī, portavoce delle minoranze politiche, assieme a quelle degli islamisti salafiti di an-Nour; ma anche quelle dei religiosi Aḥmad Muḥammad aṭ-Ṭayib, Grand Imam di al-Azhar nominato nel 2010 da Hosnī Mubārak, e Tawadros II di Alessandria, Papa della Chiesa Copta. http://www.aljazeera.com/news/middleeast/2013/07/20137319828176718.html

Da parte sua, tutto il fronte laico, paladino dei diritti civili, rivendica il diritto di vincere finalmente una elezione.

Per il Dipartimento di Stato USA è chiaro che il Presidente Morsi non ha fatto abbastanza per rispondere alle preoccupazioni del suo popolo e che la democrazia non è solo essere eletto, ma rispondere alle sue richieste. Il suo portavoce ha ripetuto più volte che gli Stati Uniti non sostengono una parte o l’altra. Intanto la BBC nota che sono pronti a finanziare una parte (ci sono piani per dare aiuti ai militari del valore di 1,3 miliardi di dollari il prossimo anno) e ad addestrare molti alti ufficiali egiziani. Il dilemma è antico e riguarda le basi della democrazia occidentale: meglio un leader democraticamente eletto che ha idee che non piacciono, oppure i militari, che non sono eletti, ma possono essere più filo-occidentali? http://www.bbc.co.uk/news/world-us-canada-23167490

A questo proposito, il senatore democratico USA Patrick Leahy, Presidente della Commissione Giustizia, ha detto che “la legge è chiara: gli aiuti americani sono esclusi quando un governo democraticamente eletto viene deposto da un colpo di stato militare. Mentre lavoriamo sul nuovo bilancio, la mia Commissione valuterà futuri aiuti al governo egiziano, in attesa di un quadro più chiaro. In quanto più antica democrazia del mondo, in questo momento riaffermiamo il nostro impegno per il principio che i trasferimenti di potere dovrebbero avvenire in seguito ad un voto, non con la forza delle armi”. Il senatore democratico ha citato in particolare la legge sugli stanziamenti del Dipartimento di Stato e delle gestioni estere per l’anno fiscale 2012. Ha poi ribadito che la legge vieta agli Stati Uniti di inviare fondi al governo di un Paese il cui leader democraticamente eletto sia stato deposto dai militari. Difficile sostenere che quello egiziano non sia stato un golpe in piena regola. http://www.rawstory.com/rs/2013/07/03/senator-patrick-leahy-our-law-is-clear-u-s-must-cut-off-aid-to-egypt/

In Italia si è espresso il ministro della Difesa Mario Mauro intervenendo alla trasmissione di Radio 1 ‘Zapping’. La situazione in Egitto è “molto preoccupante” ed esiste il rischio che l’instabilità nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo possa durare “molti anni”. Prima “la Tunisia, poi la Libia, la Siria, la Turchia, l’Egitto: è un concentrarsi di speranze che debordano in corto circuito istituzionale e costituzionale, paventando sempre più i rischi di una guerra civile”. C’è dunque una forte “instabilità con cui dobbiamo fare i conti” e di cui con gli altri Paesi della comunità internazionale “dobbiamo farci carico, che durerà probabilmente molti anni”. Alla domanda se la situazione possa rappresentare un rischio per la sicurezza dell’Italia, Mauro ha sottolineato che nel 1989 l’Italia aveva la maggior parte delle forze armate schierate nel nord-est, mentre ora la maggioranza dei militari si trova al sud. E questo perché “c’è la piena consapevolezza che sarà il tema del Mediterraneo quello al centro dei prossimi anni”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/03/egitto-alle-17-scade-ultimatum-militare-morsi-eletto-dal-popolo-ma-lesercito-insiste/644574/

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